Isaia dichiara che sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza. Noi diremmo non solo che sono belli ma provvidenziali perché avere belle notizie in periodi tristi è certamente fonte di speranza, è apertura del cuore verso possibili realizzazioni che possono anche cambiare il senso della vita. Soprattutto se questo significa il possibile ritorno ad una esperienza del passato che è stata molto bella e che si è persa per la stupidità degli uomini. Esultano tutti di gioia perché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion. Hanno già avuto l’esperienza del Signore. Se il Signore ritorna essi possono riprendere la vita di comunione con Lui. Le rovine di Gerusalemme possono prorompere in canti di gioia. Poiché ritorna il Signore con la sua potenza e tutti i confini della terra vedranno la salvezza di Dio, quel Dio che definisce “nostro Dio”. Il nostro Dio non si accontenta di tornare a Sion perché tutti vedano la salvezza ma, oltre ad avere parlato molte volte e in diversi modi per mezzo dei profeti, ha deciso di parlare attraverso il figlio, che si incarna, per diventare uno come noi, per stare tra noi, per dare a chi vuole il potere di diventare figlio di Dio. Si riscopre così l’esperienza originaria del paradiso terrestre dove l’uomo era figlio di Dio, viveva nella sua gioia, sperimentava la comunione con Lui, la gioia della pace, della serenità, della giustizia, dello stare con Dio. Il natale è tutta questa vita che si riprende perché Dio torna tra il suo popolo, perché vuole raccogliere tutti gli uomini della terra e vuole far vedere la sua salvezza a tutti fino ai confini della terra. Sta a noi cristiani rendere visibile, palpabile la presenza di Dio e la sua salvezza(Don Leone Calambrogio).