L’aspersione del popolo col sangue degli animali offerti in sacrificio sancisce l’alleanza con Dio: “Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole”. I rapporti con Dio diventano sempre più stretti e pieni di rispetto reciproco. Il popolo non viene schiavizzato, viene trattato alla pari. Da questa alleanza scaturisce un ordine nuovo sulla base dell’osservanza di tutti i comandamenti: “Tutti i comandamenti che il Signore ha dato noi li eseguiremo!”. La collaborazione è piena e di grande respiro, non si chiude con la generazione che materialmente sta stipulando l’alleanza, vi sono i giovani che vengono incaricati da parte di Mosè di preparare dei sacrifici di comunione. Il popolo stipula l’alleanza con Dio, i giovani preparano i sacrifici di comunione: si deduce che l’alleanza è volta alla pace tra gli uomini, alla eliminazione di qualsiasi violenza e atrocità. Anche Gesù per eliminare ciò, costruire la pace e la comunione tra gli uomini e Dio, sacrifica se stesso sulla croce, e nella celebrazione della Pasqua nell’ultima cena offre il suo corpo in pane ed il suo sangue in bevanda per rinnovare questa alleanza trasformandosi in nutrimento per gli uomini. Come se non bastasse il suo sacrificio sulla croce, offre se stesso in pane affinché gli uomini si nutrano di lui e costantemente creino quella comunione che Dio vuole tra gli uomini. Questo pane e questo sangue sono il nutrimento per tutti noi, ma come afferma la Lettera agli Ebrei, il sangue offerto serve non solo per purificare la nostra coscienza dalle opere di morte, ma anche perché serviamo al Dio vivente. Si tratta di servire il Dio vivente e non un Dio morto. Se è vivente significa che il rapporto con lui è vivo e non possiamo compiere opere di morte, ma opere vive per raggiungere i beni futuri che sono quelli della comunione eterna con Lui. Sono quei beni che non hanno fine, quei beni che devono dirigere la nostra attenzione verso la meta di gioia e di pace  (Don Leone Calambrogio).