Guarigione del cieco nato da colorare

 

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E’ il bene più prezioso che abbiamo. Un povero cieco non ha questo dono. Gesù lo incontra e gli restituisce la vista. Ciò che sorprende nello svolgimento dei fatti evangelici non è aver fatto riacquistare la vista quanto la fatica di far credere che ciò sia realmente avvenuto. Tre interrogatori non sono stati sufficienti a far credere che era cieco fin dalla nascita e che ora ci vedeva. Ma i parenti chiamati a testimoniare la sua cecità devono stare attenti a quello che dicono, perché ci possono essere delle ritorsioni quale l’espulsione dalla sinagoga. I genitori declinano infatti la responsabilità dichiarando che il figlio era cieco della nascita e per la vista riacquistata si rivolgessero all’interessato poiché ha l’età e può parlare. E’ triste sapere che i Giudei avevano disposto l’espulsione dalla Sinagoga a chi avesse riconosciuto Gesù come il Cristo. Riconoscere il bene che si fa è difficile ed è soggetto sempre alla considerazione degli altri non sempre favorevoli. Diventa ancora più pericoloso se l’autorità punisce coloro che hanno opinioni contrarie alle sue. Il tutto nasceva dall’ipotesi che la malattia fisica fosse frutto di un peccato commesso dal malcapitato o dal genitore: questa era l’opinione più diffusa. La questione viene posta a Gesù il quale sgombra il campo dicendo che non è frutto di nessun peccato. La malattia  è perché si manifesti l’opera di Dio. Perché risalti l’opera di Dio bisogna che si veda con gli occhi di Gesù, luce del mondo.